Un via libera dall’interno del governo britannico avrebbe preceduto la consegna da parte dell’ex agente dell’Mi6 Christpher Steele all’Fbi del dossier su commissione da lui realizzato sui presunti rapporti fra Donald Trump e la Russia. Lo sostengono “fonti americane” citate dal Daily Telegraph online accreditando un sospetto che minaccia di minare i rapporti futuri fra la compagine di Theresa May e l’ormai entrante presidente eletto degli Usa.
Il dossier, che contiene accuse non verificate su ipotetiche ‘armi di ricatto’ in mano a Mosca nei confronti di Trump, è venuto alla luce sui media due giorni fa. Ma era già da tempo a conoscenza dell’Fbi che, stando alle fonti citate dal Telegraph, avrebbe ricevuto mesi fa da funzionari governativi di Londra “il permesso” di mettersi in contatto con Steele: un veterano dello spionaggio che fonti d’intelligence citate dalla stampa britannica insistono a presentare come un professionista rispettato e che risulta aver investigato per mesi dopo essere stato assoldato ‘privatamente’ da avversari politici di Trump al fine di trovare materiale per screditarlo. Lo stesso Telegraph sottolinea, del resto, come l’ambasciata russa a Londra abbia ieri contestato l’idea che Steele – eclissatosi in queste ore per paura o per prudenza – possa essere considerato un “ex agente”, additandolo al contrario come un operativo dell’Mi6 di fatto tuttora attivo. Il Sun, da parte sua, chiama in ballo nell’affaire con nome e cognome sir Tim Barrow, neo ambasciatore del Regno Unito all’Ue e già ambasciatore a Mosca quando Steele vi lavorò come spia sotto copertura diplomatica: citando fonti russe e britanniche secondo cui Barrow sarebbe stato a sua volta informato e in qualche modo coinvolto nell’operazione di dossieraggio