Ammaniti,per scrivere metti scarpe altri

“Mettiti nelle scarpe degli altri. Da quando scrivo storie ho sempre avuto questa idea fissa in testa, ogni tanto me lo scrivo su un post it e lo fisso sul computer. Mettiti nelle scarpe degli altri. Per ereditarne sensazioni, impressioni, storie, destini e comportamenti”. E’ uno dei passaggi della lectio magistralis di Niccolò Ammaniti che oggi a Foggia ha ricevuto la laurea honoris causa in Filologia, Letterature e Storia. “Dei vestiti usati tutti possono reinventarsi una nuova vita, appena lavati assomigliano a capi di abbigliamento quasi nuovi che possono essere reindossati senza alcun problema: insomma vintage, quasi vecchio e per questo quindi paradossalmente nuovi. Ma delle scarpe usate – ha aggiunto – nessuno si fida, tutti tendono a ignorarle perché si trascinano dietro la sporcizia e la vita di chi le ha indossate prima di noi. E invece è proprio questo particolare che a me interessa più di qualsiasi altra cosa, perché se mi metto nelle scarpe degli altri riesco a sentirne tutto ciò che è stato e tutto ciò che potrebbe essere ancora”. “E’ così che interpreto lo scrivere io – ha detto ancora – come una specie di destinazione a cui arrivare attraverso una scalata in montagna con le scarpe di un altro”. Il riconoscimento è stato consegnato dal Rettore dell’Università foggiana, Maurizio Ricci. “Avevo quasi smesso di crederci, alla laurea – ha detto ancora – avendo interrotto gli studi a pochi esami dalla laurea. Mentre mio padre si aspettava una tesi in Biologia, è arrivato invece il manoscritto di Branchie. Da lì è cominciata tutta la mia carriera di scrittore, che mi ha accompagnato come una fedele complice in tutti questi anni”. Oggi l’Università di Foggia mi ha dato una “soddisfazione bellissima, anche commovente alla mia età: a cinquant’anni si tratta di un traguardo a cui non pensavo quasi più, ma qualcuno però ha fatto in modo che questo sogno si avverasse”, rendendo questa “una giornata di festa anche per la mia famiglia”. Tra i successi di Ammaniti, il libro ‘Io non ho paura’, ambientato – così come il film di Gabriele Salvatores – nei campi di grano tra Candela e Melfi.(ANSA).

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