E’ ancora una volta la Fenice di Venezia a dare dall’Italia il saluto in musica al mondo per il nuovo anno. Un successo anche l’edizione 2018 – la 15/a, da quando Venezia e la Rai decisero di festeggiare la rinascita del teatro, nel 2003 – che ha visto protagonista il melodramma italiano, questa volta con una connotazione più veneziana. Nel programma, infatti, tante opere e compositori che con la città lagunare hanno avuto un legame speciale: dall”Otello’ (Il Moro di Venezia) e la ‘Traviata’ di Giuseppe Verdi (la cui prima andò in scena alla Fenice nel marzo 1853), all”Italiana in Algeri’ di Rossini, cui Venezia diede i natali come compositore.
Come ogni anno, non è mancata alla vigilia la scintilla della rivalità tra Venezia e Vienna, da quando la Fenice è diventata la ‘prima scelta’ del Capodanno per la Rai, e il concerto dei Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti è finito in diretta-differita su Rai2. Una scelta che il grande maestro italiano ha mostrato di non apprezzare – “Ognuno è libero di fare ciò che vuole, alla Rai ritengono che sia giusto così” aveva detto Muti. Al quale aveva risposto, garbatamente, e con un pizzico di malizia, il nuovo sovrintendente di Venezia, Fortunato Ortombina: “Quando il maestro Muti vorrà venire a dirigere il nostro Concerto di Capodanno sarà ben accetto e potrà così andare in diretta su Rai1”.
Per il 2018 la Fenice ha deciso di affidare la bacchetta a Myung-Whun Chung, grande maestro coreano che dirigeva per la prima volta a Capodanno, ma è un habituè del palcoscenico lagunare, dove ha diretto nel 2016 la ‘Madame Butterfly’. Ad arricchire il programma il tenore Michael Fabiano, italo-americano notissimo al Metropolitan, e la soprano Maria Agresta, una delle voci più belle del panorama lirico italiano.
Non solo canto, ma anche balletto, con i ‘quadri’ proposti dal corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, e le etoile Eleonora Abbagnato e Benjamin Pech, che nella diretta della seconda parte del concerto, proposta da Rai1, hanno danzato sullo sfondo di straordinarie cartoline veneziane, palazzi, musei e scorci del centro storico.
Il programma musicale è stato come sempre diviso in due parti: una prima esclusivamente orchestrale, con l’esecuzione della Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal nuovo mondo” di Antonín Dvořák e una seconda parte dedicata al melodramma, con una carrellata di arie, passi corali e ouverture dal repertorio operistico più amato, da Gioachino Rossini a Georges Bizetm, da Giacomo Puccini, a Giuseppe Verdi, cui è spettato – per tradizione – il gran finale: il “Va’ Pensiero” del Nabucco, e il “Libiam ne’ lieti calici”, con tanto di imprescindibile bis.
“Questo è il teatro più bello del mondo, nella città più bella del mondo” ha detto nell’indirizzo di saluto al pubblico il maestro Chung, definendo l’Italia “il centro mondiale del canto”.